ISTITUTO TECNICO INDUSTRIALE STATALE

<<E. Fermi>>

72021  FRANCAVILLA FONTANA (Brindisi)

VIA CAPITANO DI CASTRI

Indirizzi: MECCANICA, ELETTRONICA E TELECOMUNICAZIONI, ELETTROTECNICA E AUTOMAZIONE

 

ANNO SCOLASTICO 2004/2005

 

 

TITOLO DELL’AREA DI PROGETTO E DISCIPLINE COINVOLTE:

                                   

                                                     Trasmissione dei segnali attraverso la fibra ottica”

    

 

 

• DISCIPLINE COINVOLTE:

 

ü      Elettronica:  ing. De Paolis Pietro

ü      Telecomunicazione: prof.  Ingrosso Dario

ü      Inglese: prof. Petrarolo Enrico

 

 

 

 

                    Data: 06/06/2005                                       Classe: 5 D/Elettronica

 

 

 

 

 

                                                                                                          STUDENTI :  SARACINO FRACESCO

                                                                                                                                                                                                                         PIETRO CINIERI

                                           

 

 

 

 

 

 

 

Indice

 

INTRODUZIONE E FINALITÀ DEL PROGETTO

L’Area di Progetto Trasmissione dei segnali attraverso le fibre ottiche, avviata nella Classe5DN nel corso dell’anno scolastico 2004/2005, rappresenta il naturale compimento della parteteorica e di ricerca già avviate negli anni scolastici precedenti 2002/03 e 2003/04 nella stessa classe.

Il progetto persegue l'obiettivo di una particolare conoscenza delle metodologie realizzative etecniche applicative nei montaggi con cavi e apparecchiature adoperanti le fibre ottiche.

 

• 3° ANNO:

Cenni storici della Fibra Ottica

Cenni sulla caratteristica della luce

Propagazione della luce nella fibra ottica

Struttura della fibra ottica

 

• DISCIPLINE COINVOLTE:

 

ü      Sistemi elettronici: prof.ssa Valzano Rita e Docente TP Iaia Antonio

ü      T.D.P. : prof.ssa Guarini Anna Maria

ü      Elettrotecnica:   prof. Milizia Roberto

 

• 4°ANNO:

Classificazione delle fibre ottiche

Dispersione cromatica della fibra ottica

Cause di Attenuazione in un collegamento su fibra ottica

Perdite nelle fibre ottiche

 

• DISCIPLINE COINVOLTE:

ü      T.D.P e  Telecomunicazione: prof.ssa Guarini Anna Maria

 

• 5°ANNO:

Sistema di trasmissione su fibra ottica

Cenni sui processi produttivi

Vantaggi e svantaggi delle fibre ottiche

Applicazione delle fibre ottiche

Progettazione e realizzazione di un sistema di trasmissione dati con fibra ottica

      

• DISCIPLINE COINVOLTE:

 

ü      Elettronica:  ing. De Paolis Pietro

ü      Telecomunicazione: prof. Ingrosso Dario

ü      Inglese: prof.  Petrarolo Enrico

 

 

 

 

 

 

 

 

Cenni storici della fibra ottica

 

Sin dalla antichità uno dei principali interessi ed esigenze degli esseri umani è stata quella di ideare sistemi di comunicazione per inviare messaggi o per trasportare informazione tra due luoghi distanti tra loro. Uno tra gli elementi fondamentali per un qualsiasi sistema di comunicazione è costituito dal canale di trasmissione, "trasmission link", o più brevemente "link" che connette la sorgente alla stazione ricevente. La sorgente in generale è dotata di un sistema di codifica della informazione sul segnale usato per la trasmissione, mentre la stazione ricevente è dotata di un sistema di decodifica. Per limitarci al passato più vicino a noi, tra gli eventi fondamentali per le telecomunicazioni ricordiamo l'invenzione del telegrafo da parte di Samuel F.B. Morse nel 1837 che ha aperto l'era delle comunicazioni basate sulla trasmissione di un segnale elettrico su filo, e l'esperimento di Guglielmo Marconi nel 1895 che ha esteso le possibilità delle trasmissioni via etere di segnali elettromagnetici.

Ai nostri giorni sono sempre questi tipi di segnali, generati mediante codifica della informazione su onde elettromagnetiche, a venire utilizzati per la trasmissione dati. Le onde radio, le microonde, le onde luminose e la più comune luce sono tutte onde elettromagnetiche, dette anche radiazioni elettromagnetiche. Queste possono essere utilizzate come portanti e differiscono tra loro per una grandezza fondamentale che è la frequenza dell'onda. Nei casi succitati si va dalle centinaia di milioni di hertz delle onde radio fino ai milioni di miliardi di Hertz per le onde luminose. Le onde elettromagnetiche si propagano in aria tutte con la stessa velocità che si avvicina alla massima velocità di propagazione possibile di un segnale, ossia la velocità di propagazione della luce che è trecento mila chilometri al secondo. Si può dimostrare che la quantità di informazione trasferibile nella unità di tempo e la banda di modulazione sono proporzionali alla frequenza delle onde portanti. Da qui l'enorme interesse che ha suscitato e continua a suscitare l'utilizzo come portanti delle onde luminose per la trasmissione dati. In realtà la trasmissione dati mediante onde luminose direttamente in atmosfera presenta degli inconvenienti tipicamente atmosferici quali pioggia , nebbia, neve, polveri inquinanti etc. che possono alterare la trasmissione dati tra due postazioni. Anche se questo tipo di utilizzo è ancora presente in vari settori della tecnologia, dal 1960 in poi è prevalso l'utilizzo di "links" più adatti alla trasmissione di informazione tramite segnale luminoso, tra i quali le fibre ottiche.

La singola fibra ottica è un filo di vetro sottilissimo che riflette al suo interno la luce e la trasmette per tutta la sua lunghezza. La data del 1960 è importante perché di quell'anno è la nascita di un altro protagonista della scienza e della tecnologia dei giorni nostri, il "laser" (acronimo che sta per "light amplification by stimulating emission of radiation"). Esso è una sorgente di luce particolarmente potente, efficiente, e di particolare qualità detta sorgente coerente. Ed è proprio il laser che viene utilizzato come sorgente per le onde da utilizzare come portanti per la trasmissione dati attraverso le fibre ottiche. La fibra è costituita da un nucleo "core" fatto di un vetro con un certo indice di rifrazione e da un mantello "cladding" fatto di un vetro con indice di rifrazione più basso. Queste caratteristiche di costruzione fanno in modo che i raggi luminosi rimangano intrappolati nel "core" a causa di un effetto, detto della riflessione interna totale, e si propaghino senza attenuazione apprezzabile per distanze dell'ordine dei chilometri. Dal 1970, infatti, si sono cominciate ad utilizzare fibre con bassissima attenuazione e per limitare ancora di più l'attenuazione oggi si utilizzano radiazioni di frequenza compresa in due "finestre" nell'infrarosso.

La prima fibra ottica fu costruita agli inizi degli anni settanta ed è caratterizzata da una lunghezza d' onda di funzionamento di 0.8 micrometri-prima finestra, dove la attenuazione è di qualche db/km e si tratta di fibre ottiche multimodo cioè in grado di far transitare il segnale secondo diverse modalità di propagazione. La capacità di questi sistemi è limitata soprattutto dalla intrinseca incapacità delle fibre ottiche multimodo di trattare segnali a banda larga. La seconda generazione di fibre ottiche tipica degli anni ottanta è caratterizzata da una lunghezza d'onda di funzionamento di 1.3 micrometri-seconda finestra, dove l'attenuazione è poco maggiore di un db/km e da fibre ottiche in cui il modo di propagazione del segnale è unico, si tratta cioè di fibre monomodo. L'insieme di queste caratteristiche porta a un enorme aumento della capacità rispetto ai sistemi di prima generazione, capacità che è stata però ulteriormente migliorata dai sistemi di terza generazione funzionanti nella zona di minima attenuazione della fibra ottica cioè alla lunghezza d'onda di 1.55 micrometri dove la attenuazione è di 0.25 db/km.

 

 

Cenni sulla caratteristica della luce

Il segnale inviato su una fibra ottica è, come dice il nome un segnale ottico. E’utile quindi definire alcuni concetti di ottica.

Per poter spiegare tutti i fenomeni cui è soggetto un segnale ottico, la fisica considera la luce come un a energia avente una duplice natura. La luce è costituita da onde elettromagnetiche aventi frequenze elevatissima. Viene considerata tale quando se ne studia la propagazione, con tutti i fenomeni correlati. Infatti questa teoria permette di spiegare fenomeni quali la riflessione la rifrazione, la diffrazione ecc… La luce è composta da particelle di energia elettromagnetica, detti fotoni. Essa viene considerata in questo modo quando interagisce con la materia, poiché con questa teoria si è in grado di spiegare l’emissione luminosa che avviane in un diodo LED.

 

Spettro elettromagnetico

La luce visibile è costituita da onde elettromagnetiche (cioè vibrazioni di campi elettrici e magnetici) che si propagano nello spazio.

A differenza delle analoghe onde del mare (molto più lente!), le onde elettromagnetiche viaggiano alla velocità della luce: 300.000 chilometri al secondo. Un'onda elettromagnetica è caratterizzata da una frequenza e da una lunghezza d'onda associata a questa frequenza. L'insieme di tutte le onde elettromagnetiche, classificate in base alle loro frequenze caratteristiche, costituisce lo "spettro elettromagnetico".

La maggior parte dello spettro elettromagnetico è invisibile all'occhio umano. Alle frequenze più alte abbiamo i raggi gamma, i raggi X e la luce ultravioletta.
La radiazione infrarossa, le microonde (o onde millimetriche) e le onde radio occupano la regione a bassa frequenza dello spettro.
Nel mezzo, su un intervallo di frequenze molto stretto, troviamo la luce visibile.

Lo spettro elettromagnetico è costituito da un insieme
continuo di frequenze. Tuttavia, gli spettri emessi dalle sorgenti stellari presentano, sovrapposta al continuo, una struttura simile a un ... "codice a barre cosmico": sono le cosiddette "righe spettrali", le quali possono essere di due tipi: righe di assorbimento (più scure rispetto al resto dello spettro), righe in emissione (più brillanti del resto dello spettro). Le righe spettrali (corrispondenti a precisi valori di frequenze) rivelano una gran quantità di informazioni sulla composizione, sulla struttura e sui moti degli oggetti celesti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le regioni dello spettro elettromagnetico


Lo spettro della luce visibile

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Propagazione della luce nella fibra ottica

La propagazione della luce nella fibra ottica avviene nel core. Poiché l'indice di rifrazione n1 del core è maggiore di quello del cladding n2, è possibile imporre che l'angolo di incidenza a alla superficie di separazione tra core e cladding sia maggiore dell'angolo limite aL. In questo modo il raggio subisce una riflessione totale e si propaga nel core per riflessioni multiple. 
Si osservi che, trascurando le perdite, non vi è dispersione di energia radiante verso l'esterno poiché si lavora in assenza di rifrazione. Se l'angolo di incidenza fosse inferiore a quello limite si avrebbe rifrazione nel cladding; una parte del fascio luminoso si disperde verso l'esterno e solo la parte rimanente si propaga nel core per riflessione. Quest'ultima parte, poi, subisce un'ulteriore riflessione e rifrazione e così via: dopo un breve percorso il fascio di luce si esaurisce completamente. Per questo motivo si lavora a riflessione totale. In fig. 3 si mostra la propagazione della luce nella fibra ottica.

Fig. 3. - Propagazione della luce nella fibra ottica.

L'immissione della luce nella fibra ottica avviene da un mezzo avente indice di rifrazione n0, al core ad indice di rifrazione n1. Indicando con f l'angolo di incidenza tra il raggio di luce nel mezzo con n = n0 (di solito l'aria) e l'asse del core, vale la legge di Snell della rifrazione tra l'aria e il core:

 n0 · sen f = n2 · senf 1

 Dalla fig. 3 si nota che l'angolo di rifrazione f 1 tra aria e core e quello di incidenza a tra core e cladding sono complementari per cui: 

 f1 = 90° - a  

Si definisce angolo di accettazione della fibra f M il massimo valore di f che consente la riflessione totale all'interno della fibra (fig. 4).

Fig. 4. - Angolo di accettazione della fibra ottica

Si definisce apertura numerica NA la quantità:

NA = n0 · sen f M


Applicando la precedente legge di Snell si ricava:

Questa formula, noti i tre indici di rifrazione (dell'aria, del core e del cladding), consente di risalire all'angolo di accettazione della fibra fM = arcsen NA.

Se n1 = n2 si ha: NA = 0 e quindi fM = 0. In questo caso la propagazione può avvenire solo se si inviano raggi luminosi perfettamente paralleli all'asse del core: ciò è di difficile realizzazione. Se, d'altro canto, si rende n1 abbastanza diverso da n2 si ottiene una elevata apertura numerica, elevato angolo di accettazione f M (condizione vantaggiosa) ma piccolo angolo limite aL che costringe il fascio a procedere fortemente a zig-zag all'interno della fibra. Nel caso in cui l'impulso di luce di breve durata è costituito da raggi luminosi paralleli all'asse della fibra e da raggi con angolo di entrata di vario valore fino all'angolo di accettazione (fibra multimodale) la propagazione dei raggi lungo la fibra si completa in tempi differenti: i raggi paralleli all'asse, compiendo un percorso più breve, impiegano un tempo inferiore ai raggi con angolo di entrata nella fibra maggiore di zero. Indicando con L la lunghezza della fibra, si ha:
 

 

 

Indicando con Dt il ritardo del raggio più lento rispetto a quello più veloce, si ha:
 

 

 

Questo fenomeno, noto come dispersione modale, degrada la forma dell'impulso inviato poiché lo allarga nel tempo. 
L'allargamento temporale dell'impulso di luce per dispersione modale vale:

 

D t = 300 [ psec/Km ]

 

per fibre con indice graduale;

[psec/Km]

 

per fibre con indice a gradino. 

 

 

 

 

Struttura della fibra ottica:

 

Le fibre ottiche sono dei sottilissimi fili di vetro, talora di plastica, ma comunque molto trasparenti alla luce, a sezione cilindrica, flessibili, con uno svariatissimo campo di applicazioni nei settori della medicina, dell'astronomia, delle telecomunicazioni, perfino dell'arredamento.
Quelle usate in telecomunicazioni vengono attraversate, da un'estremità fino all'altra, da impulsi luminosi, nel campo dell'infrarosso, e quindi invisibili all'occhio umano.
Le prestazioni delle fibre ottiche sono di gran lunga superiori a quelle dei cavi coassiali che le hanno precedute nello stesso impiego fino a venti anni fa, infatti sono in grado, ad esempio, di trasferire 12.000 telefonate contemporaneamente in una sola fibra.

Esse sono costituite da due parti concentriche, drogate in modo diverso per ottenere indici di rifrazione diversi. La parte centrale viene detta core (nucleo), mentre la  parte esterna  viene detta cladding (mantello) realizzate in silice (SiO2), che è il costituente principale del comune vetro, e da una guaina protettiva in PVC come indicato in figura.

 

 

 

I diametri del core e del cladding sono molto piccoli dell’ordine rispettivamente, delle decine e del centinaio de μm. Di conseguenza l’ingombro di una fibra ottica è minimo ( pari all’incirca a quello di un capello).

 

 

 Classificazione delle fibre ottiche:

 

A seconda del numero di modi di propagazione, le fibre ottiche si distinguono in:

F.O. multimodali : sono fibre che ammettono più modi di propagazioni. Allora volta esse vengono distinte in:

- F.O. step index, se l’indice di rifrazione varia in modo brusco nel passare dal cladding al core

- F.O. graded index, se l’indice di rifrazione varia in modo graduale all’interno del core.

 

F.O. monomodali: sono fibre in cui sia la propagazione in un solo modo. Esse sono caratterizzate dall’avere un core di diametro molto piccolo

 

Anche la dispersione modale è un problema che determina un limite alla massima velocità di trasmissione delle informazioni nella fibra ottica
Per spiegarne il motivo ricordiamo che la luce nell'attraversare la fibra ottica si propaga per riflessioni successive e pertanto da luogo a vari modi di propagazione all'interno della fibra, ai quali, però corrispondono differenti lunghezze di tragitti, come indicato schematicamente nell'animazione seguente.

 

FIBRA MULTIMODO

Un impulso luminoso, pertanto, immesso in fibra, si scompone in vari raggi ognuno dei quali segue un percorso diverso all'interno della fibra, giungendo a destinazione in tempi leggermente diversi, leggermente deformato, a breve distanza, e scomposto in vari impulsi più piccoli a grande distanza, secondo quanto descritto dal disegno e dall'animazione seguenti.

 

 

E' evidente dunque che, superata una certa distanza, il segnale luminoso, in fibra, si va degradando sempre più fino a divenire irriconoscibile.
Per risolvere questo problema si sono inventate le fibre monomodo, di sezione molto più piccola delle multimodo, che consentono il passaggio degli impulsi luminosi seguendo solo un tragitto.

 

 

FIBRA MONOMODO

Le fibre monomodo, quindi, non hanno il difetto della dispersione modale, consentendo di aumentare la portata, però hanno il difetto di una sezione molto minore che comporta il trasporto di una potenza luminosa altrettanto minore che limita un ulteriore aumento della portata.
Un'altra soluzione alternativa alla dispersione modale è costituita dalle fibre multimodo del tipo graded-index, invece che step-index.
Infatti le comuni e più antiche fibre multimodo erano costituita da un core con indice di rifrazione costante ovunque e di un cladding con indice di rifrazione costante ma inferiore a quello del core.
Il core con indice di rifrazione costante determina, come si è visto, il fenomeno della dispersione modale, ma se si sagoma l'indice di rifrazione all'interno del core in modo che i raggi che scelgono un percorso più lungo lo facciano in una zona ad indice di rifrazione minore e quindi risultino più veloci, mentre quelli che scelgono un percorso minore lo facciano in una zona con indice di rifrazione maggiore e vengono quindi risultino più lenti, si otterrà, come conseguenza, che tutti arriveranno contemporaneamente, o quasi, eliminando, o fortemente riducendo la dispersione modale.
D'altronde, essendo grande la sezione della fibra, continua ad essere garantita una potenza ottica sufficiente con conseguente grande portata chilometrica.

 

• Dispersione cromatica della fibra ottica

 

La velocità della luce nello spazio vuoto è una costante universale, ma nel vetro varia, sia pure di poco, al variare della frequenza, come scoprì Newton con l'esperimento del prisma di vetro che disperde la luce bianca nei colori dell'iride, come avviene naturalmente nell'arcobaleno.

La luce bianca contiene, invero, i sette colori dell'iride, corrispondenti a frequenze diverse, che vengono separate da un prisma di vetro, perché, attraversando il vetro, vengono rallentate in modo diverso e quindi deviate in modo diverso.
Tutto ciò perché, quindi, la velocità della luce all'interno del vetro è leggermente diversa al variare della frequenza.
Anche l'impulso luminoso immesso nella fibra ottica è formato, in genere, da una banda di frequenza, che pertanto è soggetta a sia pur piccole differenze di velocità nell'attraversare il vetro della fibra.
Arrivando a destinazione queste diverse frequenze si separano, come già avviene per la dispersione modale costituendo un altro limite alla massima portata della fibra ottica.
Il problema si risolve, sia pure parzialmente, con l'uso del LASER invece che del LED, come generatore luminoso, perché il diodo LASER ha, come si vede dal disegno accanto, uno spettro di frequenze molto più stretto di quello del LED, e determina, quindi, una dispersione cromatica inferiore e di conseguenza comporta una portata della fibra molto maggiore.

 

 

• Cause di Attenuazione in un collegamento su fibra ottica:

L’attenuazione è definita come il rapporto fra potenza d’entrata e potenza d’uscita ed
è espressa in decibel al  chilometro (dB/Km). Si può dividere l’attenuazione in tre categorie:
attenuazione intrinseca, attenuazione estrinseca ed attenuazione dovuta alle connessioni.
 
L’attenuazione intrinseca e dovuta a caratteristiche interne della fibra ad Es. Assorbimento, Scattering, micropioegatura.
L’assorbimento è una perdita dovuta alla presenza di ioni oh-(acqua)create da interazioni
chimiche durante la costruzione. La presenza di questi ioni aumenta le perdite alle lunghezze d’onda di 950,1240 nm e maggiormente a  1400 nm.
Lo scattering e dovuto al cambiamento di direzione della luce dopo aver colpito un impurità o un imperfezione del core. La micropiegatura è un fenomeno che si verifica durante l’applicazione del rivestimento primario dove si può danneggiare la fibra causandone delle  imperfezioni nella fibra. 
 
L’attenuazione estrinseca e dovuta a fonti esterne alla fibra stessa. Esempi d’attenuazione
estrinseca sono: macropiegatura e micropiegatura. La perdita da macropiegatura e dovuta ad una eccessiva curvatura della fibra.
 
Le perdite da micropiegatura sono dovute a piccole distorsioni, che possono essere causate da trazione o  schiacciamento. Questo tipo di danno non è visibile.

L’attenuazione dovuta alle connessioni avviene quanto le connessioni non sono mai perfette e quindi esse introducono delle perdite, causate per esempio da disallineamenti tra gli elementi da connettore o giuntare. Si introducono così delle attenuazioni di cui occorre tener conto. Gli elementi di connessione vengono di solito denominati come segue.

Connettore: è un dispositivo che permette una connessione temporanea tra un estremo di una fibra ottica e un trasmettitore o un ricevitore, oppure tra le estremità di due fibre ottiche. Un connettore introduce, nel caso peggiore, un’attenuazione valutabile in circa 0.5 dB.

Giunto: è una connessione permanente tra le due fibre ottiche e può essere realizzata tramite fusione delle estremità delle fibre ottiche oppure tramite incollaggio. Un giunto introduce un’attenuazione valutabile, nel caso peggiore, in 0.2 dB circa.

Accoppiatore: è un dispositivo che connette tre o più fibre ottiche. Gli accoppiatori si possono distinguere in combinatori, se consentono di combinare più ingressi in una singola uscita , e in ripartitori se consentono di accoppiare un singolo ingresso ad n uscite in quanto la potenza ottica in ingresso si ripartisce tra le varie uscite in modo uguale.

• Perdite nelle fibre ottiche

 

Le perdite della fibra ottica si dividono in due categorie che sono:

1)      perdite per assorbimento, causate da dissipazione termica;

2)      perdite per scattering (diffusione), causate dalla diffusione dell’energia in più direzioni, cosa che ne comporta la fuoriuscita dalla fibra ottica

Perdite di assorbimento:questo tipo di perdite è provocato dal fatto che, a certe lunghezze d’onda, vi sono dei fenomeni di risonanza reticolare del materiale costituente la fibra, i quali provocano un riscaldamento del materiale di cui è costituita la fibra ottica. Si ha quindi un assorbimento di energia elettromagnetica e una sua trasformazione in calore.

Perdite per scattering: se una fibra ottica non è costituita da materiale perfettamente omogeneo e vi sono quindi fluttuazioni dell’indice di rifrazione, variazione di densità, presenza di impurità in micro regioni aventi dimensioni comparabili con la lunghezza d’onda della luce, si ha una diffusione del fascio luminoso immesso nella fibra. In conseguenza di questo fenomeno, una parte dell’energia elettromagnetica incide sulla superficie di separazione core-cladding con angoli tali da provocare la fuoriuscita e ciò causa, ovviamente, un’attenuazione

Sistema di trasmissione su fibra ottica

 

Un sistema di trasmissione ottica ha tre componenti :

  sorgente luminosa: può essere un LED o un laser. Converte un segnale elettrico in impulsi luminosi;

 mezzo di trasmissione: è la fibra ottica vera e propria;

fotorivelatore: converte gli impulsi luminosi in segnali elettrici.

Il tipico tempodi risposta di un fotorivelatore è 1 ns, da cui il limite di 1 Gbps.La bassissima attenuazione della fibra consente, negli attuali sistemi

commerciali di tipo numerico binario, l’adozione di una struttura molto semplice, detta a rivelazione diretta incoerente, del tipo indicato in figura:

 

 

 

In questa struttura, i componenti ottici fondamentali sono la sorgente luminosa ed il fotorivelatore. Le sorgenti usate sono di due tipi: diodi LED (LED sta per Light Emitting Diode) e diodi laser. Entrambi questi dispositivi funzionano generalmente secondo una modulazione del tipo OOK (On Off Keying, ossia “o tutto o niente”): questo significa che vengono pilotati in modo da trasmettere una certa potenza ottica PT quando deve essere trasmesso un 1 e niente (o quasi niente, per motivi tecnologici) quando deve essere trasmesso uno 0.

I diodi LED sono di più semplice impiego e di costo ridotto. Tuttavia, essi hanno diverse limitazioni, dovute all’incoerenza della luce emessa, alla notevole larghezza di riga (50 ¸ 100 nm) ed alla limitazione di banda dovuta all’eccessivo tempo di spegnimento.

 

 

I diodi laser (LD), invece, hanno, oltre alla coerenza spaziale e alla radiazione direzionale (il che permette di iniettare più potenza nella fibra, aumentando così l’efficienza di iniezione), una purezza spettrale migliore (circa uguale a 2 nm). L’eventuale potenza ottica trasmessa dalla sorgente viene iniettata nella fibra e si propaga lungo essa, giungendo, inevitabilmente attenuata, al terminale ricevente. Qui è necessario disporre di un dispositivo che sia in grado di rivelare la potenza ottica in arrivo e di trasformarla in un segnale elettrico: questo dispositivo sarà dunque un fotorivelatore. All’uscita del fotorivelatore abbiamo perciò un segnale elettrico che può essere trattato con il classico sistema filtro-campionatore-decisore tipico dei ricevitori numerici.

Un aspetto importante dello schema prima disegnato riguarda il rumore. Il primo contributo di rumore teoricamente da aggiungere è senz’altro il rumore termico n1(t) generato dal mezzo trasmissivo. Tuttavia, questo è un rumore termico sovrapposto ad una portante ottica (cioè ad una portante sinusoidale a frequenza ottica, dell’ordine di 1014 Hz) ed è noto che, a frequenze così alte, tale rumore

risulta del tutto trascurabile.

Fino, quindi, all’uscita del fotorivelatore, non è presente alcuna sorgente di rumore; al contrario, all’uscita del fotorivelatore il segnale viene convertito in un segnale elettrico da poter successivamente elaborare, per cui eventuali sorgenti di rumore termico vanno incluse in questa parte della catena.

 

 

Cenni sui processi produttivi

 

Le fibre vengono realizzate in plastica monocristallina multimodo a nucleo largo. Ciò consente di garantire una apertura numerica elevata, migliorando l'efficienza di accoppiamento e di facilitare le giunzioni ed i cablaggi, mentre la brevità delle tratte consente di tollerare la forte dispersione. Tutti gli altri tipi di fibra sono realizzate con materiale vetroso con l'aggiunta di droganti per variare l'indice di rifrazione del nucleo e del mantello.

La prima fase della fabbricazione di una fibra è la costituzione di una preforma, ovvero un cilindro della lunghezza di un metro e del diametro di pochi centimetri, costituita da due starti di materiale vetroso purificato. Lo strato più interno è destinato a diventare il nucleo e, quello più esterno, il mantello, durante la filatura della preforma stessa, che descriveremo più avanti. La preforma è, quindi, di diametro maggiore della fibra che da essa si ottiene; viene ricavata con varie tecniche di lavorazione dai materiali grezzi e deve contenere al suo interno sia il nucleo che il mantello.
La prima tecnica usata per la fabbricazione della preforma è stata la deposizione di vapore esterna , nella quale si ha un processo di idrolisi a fiamma, in cui il vetro viene depositato lateralmente su di un'anima rotante, in forma di fuliggine generata bruciando vapori di SiCl4 con una fiamma alimentata ad ossigeno puro. La fiamma viene fatta traslare lateralmente (avanti e indietro) per depositare strati successivi di vetro, fino ad ottenere lo spessore desiderato dello strato relativo al nucleo e, successivamente, quelli relativi al mantello.

La variazione dell'indice di rifrazione è ottenuta aggiungendo al materiale grezzo dei droganti che vengono vaporizzati e depositati nella concentrazione desiderata.
Una variante di questa tecnica è la deposizione di vapore assiale , in cui si ottiene una lavorazione continua, e non a lotti mediante la preforma. La lavorazione continua si ottiene lavorando la
preforma in senso verticale con deposizione assiale dei materiali grezzi sull'estremo inferiore, mentre essa viene continuamente tratta verso l'alto.
Successivamente è stata messa a punto una tecnica migliore, detta deposizione chimica di vapore modificata , nella quale non c'è diretto contatto tra la fiamma e la preforma. In questo tipo di tecnica la deposizione del materiale vetroso avviene all'interno di un tubo di vetro e, quindi, si richiede prima la deposizione del mantello e poi del nucleo. Anche in questo caso il tubo viene fatto ruotare e la fiamma si sposta lungo l'asse del tubo, per garantire l'uniformità della deposizione, inoltre per variare spessore e indice di rifrazione si variano le concentrazioni dei droganti. Il vantaggio della tecnica MCVD, rispetto alle precedenti, consiste nel fatto che il deposito degli starti avviene in ambiente chiuso in cui è possibile controllare la pulizia dell'ambiente da impurità, con particolare attenzione ai gruppi ossidrile OH. Una variazione di questa tecnica è la PCVD (Plasma-activated Chemical Vapor Deposition) nella quale la deposizione degli strati viene indotta con reagenti in fase di plasma. Questo consente di ottenere strati più fini lavorando a temperature più basse e permette di controllare con maggior precisione l'indice di rifrazione.

 

Filatura della Preforma: A partire dalla preforma, ottenuta con uno dei metodi visti, si ottiene la fibra vera e propria mediante un apparato di filatura. La preforma viene riscaldata in una fornace ad induzione, acquistando un certo grado di viscosità, mentre i trattori al di sotto della zona calda fanno si che la parte cava della preforma collassi formando il nucleo e il mantello. La fibra assume il diametro finale in questa fase della lavorazione, in cui la forza di trazione viene variata in funzione delle indicazioni di diametro fornite da un sensore sensibile alle figure di interferenza della luce, generata da un laser, che attraversa la fibra.

Sempre durante la filatura, la fibra viene rivestita con materiali polimerici per proteggerla da agenti esterni e irrobustirla meccanicamente. Per garantire un grado di robustezza adatto all'impiego a cui è destinata la fibra, la si ricopre con un rivestimento secondario che evita anche il fenomeno delle micropiegature che può portare ad un aumento del coefficiente di attenuazione della fibra. Esistono molti tipi di rivestimenti secondari in funzione delle applicazioni a cui è destinata la fibra e per una descrizione approfondita di tali rivestimenti si rimanda alla letteratura specializzata.

• Vantaggi e svantaggi delle fibre ottiche

 

I principali vantaggi della fibra ottica sono:

 

- Bassa attenuazione : si possono realizzare collegamenti lunghi decine di km senza la necessità di dover introdurre rigeneratori

 

- Grande banda disponibile: una fibra ottica trasmette un segnale ottico, che è dato da un’onda elettromagnetica a frequenza elevatissima. Se si fa il paragone con i sistemi di trasmissione su cavo o via radio, in cui la banda disponibile aumenta con l’aumentare delle frequenze utilizzate fintanto che l’attenuazione, le distorsioni o le condizioni di propagazione non la limitano, si intuisce facilmente che la banda disponibile nell’intorno di questa frequenza è grandissima. In più l’attenuazione all’interno della banda è praticamente costante, per cui anche le distorsioni sono limitate. La grande disponibilità di banda consente di trasportare notevoli quantità di informazioni. La fibra ottica è perciò il mezzo trasmissivo d’elezione qualora si vogliono fornire servizi multimediali(voce,dati,immagini digitalizzate ecc..)

 

- Immunità ai disturbi elettromagnetici: poiché le fibre ottiche sono realizzate in materiale dielettrico, esse non sono soggette ad accoppiamenti elettromagnetici che inducono rumore sul segnale trasmesso. La qualità ottenibile con un collegamento in fibra ottica è così molto più elevata di quella ottenibile con un collegamento su cavo in rame o via radio ( per esempio il tasso d’errore tollerato per un collegamento in fibra ottica è tipicamente pari a BER = 10-9 , mentre in un collegamento su cavo in rame può scendere a valori dell’ordine di BER = 10-6). Questo fatto ha una duplice conseguenza:

a)      migliore qualità del segnale fornito all’utente;

b)      nel caso di trasmissione dati, minore necessità di ricorrere alle tecniche di rilevazione e correzione degli errori . Se una rete per dati ha i collegamenti realizzati con cavi in rame, a causa degli accoppiamenti elettromagnetici il numero di errori causati da rumore e distorsioni può essere consistente. Quindi, per garantire la correttezza dei dati trasmessi, è necessario effettuare la rilevazione e la correzione degli errori in ogni tratta del collegamento. Se si utilizzano invece le fibre ottiche, poiché il numero di errori è molto basso, si può demandare la rilevazione e la correzione agli utenti finali, alleggerendo la trasmissione e rendendo più semplice gli apparati intermedi.

 

- Dimensioni e peso contenuti

 

- Materia prima ampiamente disponibile ed  a basso costo: Essendo le fibre ottiche realizzate con biossido di silicio e/o in materiale plastico, le materie prime sono ampiamente disponibili e a basso costo. Vanno invece eseguiti con notevole cura i processi di purificazione dei materiali e si deve sottostare a rigorosi requisiti meccanici.

 

 

Applicazione delle fibre ottiche

Le fibre Ottiche hanno molteplici campi di applicazione, quali:

 

-         sistemi di telecomunicazione a grande distanza, compresi collegamenti sottomarini trans-oceanici ad alta velocità;

-         reti locali(LAN, Local Area Network) ad alta velocità;

-         TV via cavo e multimediale;

-         Apparati non destinati alle telecomunicazioni, quali quelli utilizzati in medicina per le endoscopie o nel settore dell’illuminazione per realizzare display.

 

• Progettazione e realizzazione di un sistema di trasmissione dati con fibra ottica

      

 Indice:

-         Premessa

-         Componenti utilizzati

-         Strumenti utilizzati per il collaudo

-         Realizzazione circuitale su bread-board

-         Collaudo

-         Conclusioni

 

 

1)    Premessa:

Il sistema di trasmissione in fibra ottica  è costituito da tre blocchi funzionali:

ü      Circuito Trasmettitore

ü      Fibra ottica

ü      Circuito ricevitore

 

La realizzazione di questo progetto prevede essenzialmente la realizzazione di un sistema di trasmissione in grado di trasmettere informazioni attraverso un cavo in fibra ottica, attraverso l’uso di dispositivi trasmettitori e ricevitori.Qui di seguito vengono riportate le caratteristiche dei trasmettitori e ricevitori optoelettronici.

 

 

 

Caratteristiche dei trasmettitori e ricevitori optoelettronici per fibre ottiche

Le sorgenti ottiche sono giunzioni PN realizzate con arseniuro di gallio (GaAs). Esse si dividono in LED (Light Emitted Diode) e LASER (Light Amplification by Stimulated Emission of Radiation). Il principio di funzionamento del LASER è sostanzialmente identico a quello del LED con la differenza che nel LASER i fotoni generati per emissione stimolata hanno la stessa lunghezza d'onda e vengono emessi entro un angolo solido estremamente ridotto.

In fig.12 si mostrano le ampiezze degli impulsi di luce emessi da un diodo LED ed un diodo LASER per fibra ottica in funzione della lunghezza d'onda.

Fig.12. - Confronto tra gli spettri di una sorgente LED ed una LASER.

Nella seguente tabella si riportano i principali dati caratteristici dei LED e LASER impiegati nella trasmissione con fibre ottiche.

 

Sorgenti optoelettroniche

 

Parametro

LED

LASER

Potenza luminosa immessa in fibra a parità di corrente di lavoro

da 10 a 100 µ W

da 5 a 20 mW

Larghezza spettrale a metà altezza

D l = 30 nm  per  l 0 = 0.8 µ m 
D l = 100 nm per l 0 = 1.3 µ m

D l = 2 nm per  l 0 =  0.8 µ m 
D l = 10 nm per l 0 = 1.3 µ m

Frequenza massima di lavoro

100 MHz

5 GHz

Tempo di salita degli impulsi luminosi

 da 10 a 30 nsec

< 1 nsec

Velocità di modulazione degli impulsi

10 Mbit/sec

300 Mbit/sec

Radianza (potenza ottica emessa per unità di angolo solido dall'unità di superficie della sorgente)

 da 10 a 100 (W/cm2)·sr

1000 (W/cm2)·sr

Vita media (ore di lavoro)

107

106

Costo

basso

alto

 

I rivelatori ottici sono realizzati con giunzioni PIN (Positive Intrinsic Negative) ottenute lasciando uno strato di semiconduttore non drogato (intriseco) al centro di una barretta alle cui estremità si è praticato il drogaggio P e N. Il diodo viene polarizzato inversamente e la luce colpisce lo strato intrinseco. La luce incidente, libera coppie elettrone-lacuna, generando una fotocorrente proporzionale all'energia luminosa. Oltre ai rivelatori PIN sono utilizzati diodi APD (Avalanche Photo Diode). Essi hanno la medesima struttura tecnologica dei PIN ma la fotocorrente è generata per effetto valanga innescato dalla luce incidente sullo strato intrinseco. La tensione di polarizzazione degli APD è maggiore di quella dei PIN ma la fotocorrente prodotta, a parità di corrente luminosa incidente, è sensibilmente maggiore.

Nella seguente tabella si riportano le caratteristiche fondamentali dei fotoricevitori PIN e APD per fibre ottiche.

 

Rivelatori optoelettronici

 

Parametro

Diodo PIN

Diodo APD

Responsività (rapporto tra la corrente generata per unità di potenza incidente)

0.6 µ A/m W

100 µ A / µ W

Tempo di salita degli impulsi di corrente

< 1 nsec

2 nsec

Frequenza massima di lavoro

1 GHz

100 MHz

Sensibilità (minima potenza ottica rivelabile)

0.1 µ W

0.01 µ W

Tensione di alimentazione

da 10V a 40 V

da 100V a 500 V

 

 

2)      Componenti utilizzati:

 

Ref.

Q.

Descrizione

1

D1

1

Diodo Laser DXR0074

2

R1-R2

2

Resistore  a strato 68W ± 5% 0.25W

3

D2-D3

2

Diodo Led Rosso

4

Q1

1

Transistor n-p-n 2N2222

5

-

1

Cavo in fibra ottica metri 2

6

-

1

Bread board

7

-

20

Cavetti

8

-

2

Connettore a pettine

 

 

 

 

3) Strumenti utilizzati per il collaudo:

 

Ref.

Q.

Descrizione

1

-

1

Alimentatore da banco +5V

2

-

1

Tester Digitale

 

 

4) Realizzazione circuitale su bread-board

 

La realizzazione di tale progetto ha richiesto mesi di studio e ricerca, in quanto non avevamo mai progettato un sistema di trasmissione in fibra ottica. Nella fase iniziale del progetto con l’ausilio del professore e di riviste specialistiche,  avevamo già in mente come realizzare tale progetto. Il problema sussisteva nel realizzare due circuiti uno trasmettitore e l’altro ricevitore  aventi i rispettivi compiti; Il primo circuito quello trasmettitore ha il compito di convertire un segnale elettrico in un segnale di tipo luminoso; mentre il secondo circuito quello ricevitore ha il compito di effettuare l’operazione inversa. Il problema consisteva nella polarizzazione del diodo laser e del fotodiodo, risolto attraverso modifiche attuate ai due schemi elettrici che vengono rappresentati qui di seguito:

 

 

 

Il circuito trasmettitore è costituito principalmente da un diodo laser che è composto da una giunzione P-N percorsa da corrente, emette una radiazione luminosa coerente. In pratica il diodo laser eccita gli atomi convertiti in fotoni di uguale lunghezza d’onda, che si vanno a sommare in fase tra di loro, ne aumentano l’intensità luminosa .Il circuito viene alimentato con una tensione continua di 5V ed è costituito oltre  dal laser, anche da un resistore che fa da scudo al laser e un diodo Led che verifica l’istante di trasmissione.

 

Mentre gli elementi fondamentali di un circuito ricevitore sono: il fotodiodo (componete elettronico fotosensibile) con struttura simile a quello di un diodo a semiconduttore, che converte i segnali luminosi in segnali elettrici. Da un resistore in serie che protegge il fotodiodo, e un diodo led che indica il momento in cui si riceve il segnale trasmesso. Anche tale viene alimentato con una tensione continua di 5V.

 

5)    Collaudo

Per collaudare tale sistema alimentiamo i rispettivi circuiti con una alimentazione di 5V. Con l’utilizzo di un tester digitale misuriamo la tensione ai capi dei componenti presenti nei circuiti.

 

- Per il secondo principio di Kirchhoff lungo una maglia la somma algebrica delle tensioni  è uguale a zero.

Nel circuito trasmettitore l’equazione della maglia sarà uguale a: 

Vcc = Vlaser+VR+VLED

     Sostituendo i rispettivi valori otteniamo:

(5 = 1,44+2,29+1,25) V

 

Per il circuito ricevitore l’equazione alla maglia sarà uguale:

Vcc=VLED+VCE+VR

     Sostituendo i rispettivi valori otteniamo:

(5=1,85+3,08+0,071) V

 

- Attraverso il tester misuriamo  la tensione a vuoto (condizione al buio) dei rispettivi circuiti:

    

Per il circuito trasmettitore abbiamo:

     VLED = -3,2V

     VR= 0 V

     VLaser= 0V

 

Mentre per il circuito ricevitore abbiamo:

     VLED = 1,06V

     VR= 0 V

     VCE= 3,86V

 

    Passiamo ora alla misura delle correnti nel trasmettitore e nel ricevitore:

-         Condizione di luminosità:

ITR.= 16 mA

IRIC.=0,85mA

 

-         Condizioni al buio (diodo laser spento)

ITR. = 0A

IRIC.= 0,00 A

 

 Aspetti finanziari preventivati.

- Acquisto componenti circuitali e cavo in fibra € 200 circa.

 

6) Conclusioni

Alla fine di questa esperienza possiamo concludere dicendo che grazie all’aiuto dei nostri docenti in particolare al coordinatore dell’area di progetto, siamo riusciti a portare a termine questo progetto, che all’inizio sembrava duro e complesso dal punto di vista pratico.